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Gli inizi

Mario Vannuccini nacque a Sondrio nel 1967, dove risiede tutt'ora. L'infanzia di questo ragazzino dai capelli rossi trascorse senza particolari scossoni, non molto diversa da quella dei suoi coetanei in questa tranquilla cittadina ai piedi delle Alpi. Non si distinse in nessuno sport e, all'inizio, nemmeno per una passione particolare (era figlio di un istruttore di pattinaggio e, come tutti i figli di un istruttore, un vero brocco a rotelle). Solo destava una certa preoccupazione quel suo insistente stare alla finestra a guardare la neve cadere per ore.

Le prime scoperte

La neve fu quindi la sua prima passione, e la pratica dello sci alpino il suo primo, naturale concretizzarsi. Ma già all'età di 12 anni (quando le strade erano un po' meno trafficate di oggi) durante l'estate pedalava (quasi sempre da solo) per interi pomeriggi in sella a una vera bici da corsa. Sognava di poter un giorno seguire i cicloturisti, stranieri, che vedeva passare con le bici stracariche di borse ed equipaggiamento. L'affascinava soprattutto la libertà di poter viaggiare, sostando ogni notte in un posto diverso. Scoprì la montagna pian piano, prima con brevi escursioni assolutamente improvvisate (leggi equipaggiamento inadatto) con lo zio Pier e poi con le meglio organizzate gite estive dell'Oratorio San Rocco di Sondrio. Capì che l'alpinismo faceva per lui.

Finalmente l'alpinismo!

Cominciò a 16 anni, attraverso i corsi di alpinismo e di sci alpinismo organizzati dalla sezione Valtellinese del CAI. Vi incontrò un coetaneo, Mauro, con il quale cominciò a frequentare assiduamente le pareti di Campo Moro e della Val Poschiavina, in Val Malenco. Emulavano le gesta degli eroi dell'alpinismo, con chiodi e martello, ma anche quelle dei 'sassisti' della Val di Mello, con dadi ad incastro e scarpette boreal modello 'fire'. L'inverno era altrettanto intenso, ogni week-end veniva sfruttato per lo sci alpinismo. I due acerbi alpinisti condividevano la montagna, le prime esperienze automobilistiche e l'amore per la stessa ragazza. Come accade quasi sempre, quest'ultima passione comune segnò la fine del sodalizio.

Lo sci estremo?

Il 'Rosso' era magneticamente attratto, e ogni giorno di più, dall'emozione delle discese ripide. Accompagnato da un manipolo di suoi altrettanto inesperti, entusiasti amici 'sciatori dell'estremo', compì le sue prime imprese interessanti. Poi, incalzato dall'imminente servizio militare e influenzato dalla lettura delle gesta di Patrick Vallençant, tutto solo si fece il canalone occidentale della Cima di Caronno, nelle Alpi Orobie, superando inclinazioni fino a 50°. Era il 1987, l'inizio di una brillante carriera di prime discese che si sarebbe sostanzialmente conclusa, fortunatamente non su una sedia a rotelle ma per semplice 'decorso delle cose', nel 1994, dopo il Canalone Marinelli al Pizzo Roseg.

Cambiamenti

Il problema era il quotidiano; il problema era resistere in ufficio, stressato da un impiego che non faceva per lui, con le montagne a guardarlo tutt'intorno. Così il Rosso decise di passare dalle lavate di testa del suo principale alle lavate di testa degli istruttori ai corsi di formazione per guida alpina. Sarebbe diventato un professionista della montagna. Nel 1995, finalmente, ottenne il titolo di Aspirante Guida Alpina, perfezionato in Guida Alpina - Maestro di Alpinismo nel 1997.

La guida del nuovo millennio

I primi anni, i peggiori, quelli senza un soldo, sono passati. Adesso tutto (o quasi) fila liscio come l'olio. Molti clienti, molte belle giornate passate in montagna. Persino la suocera, che spiegava a sua figlia che una guida alpina è uno che non ha molta voglia di lavorare, è stata conquistata e nel 2002 ho sposato Lorena (o Lorena ha sposato me?). L'attività di guida, svolta su tutta la cerchia alpina e in alcuni viaggi extraeuropei, assorbe la maggior parte del mio tempo. Faccio parte della Scuola di Alpinismo della Val Masino - Val di Mello, meglio nota al mondo come 'Il Gigiat'. Alla professione 'di corda' affianco una cospicua attività da pubblicista, collaborando con le maggiori riviste e case editrici del settore. Sono anche istruttore regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Mi dedico a questo mestiere con entusiasmo sempre nuovo, facendo mio il motto di un celebre spot pubblicitario (di prosciutti): 'Il segreto della qualità è soprattutto una grande passione'.

I viaggi

I viaggi sono come la droga, te ne sei fatto uno e non ce la fai più a smettere. Questo per raccontarvi che la mia 'dipendenza' cominciò nel 1993, con un improvvisatissimo viaggio a due (io e Marinella) sugli Alti Tatra slovacchi e con un meglio organizzato viaggio alpinistico in Albania (con Popi, Paride, Adriano e altri amici). Proseguii con Mauro (Ingenuott) nel 1996 (spendendo i soldi della liquidazione da impiegato) in Nuova Zelanda e negli USA. Sono particolarmente legato anche a un altro viaggio avventuroso a due, con Mario (Fankets), viaggio che ci portò sulle montagne dell'Iran nel 2000. Le mie esperienze continuano, prendendoci sempre più gusto, a volte con gruppi organizzati, in altre occasioni con amici (e sempre più spesso le due cose coincidono). Cliccando qui potete trovare alcune tra le ultime mete raggiunte.

L'alpinismo continua

Nel tempo libero, guarda caso, vado ugualmente in montagna: sulle pareti attrezzate nei ritagli di tempo; a scalare le montagne in alcune altre occasioni; a fare sci alpinismo con mia moglie e con gli amici d'inverno. Mi piace andare alla scoperta di pareti inviolate, quasi sempre in luoghi remoti, e cerco di praticare un alpinismo originale, alla costante ricerca di idee e forme nuove. Da qualche anno frequento Fabio, quasi una morosa, che essendo fisicamente molto dotato e avendo 13 anni meno di me è di grande stimolo ma anche di grande sfinimento (alpinisticamente parlando!).

2021, il verso discendente della parabola

Raggiunto il picco ogni parabola discende. Aiuto, è quello che mi sta succedendo! La colpa credo sia da attribuire alla troppa specializzazione! Vorrei solo arrampicare d’estate e sciare e viaggiare d’inverno, cose che, modestamente, mi stavano venendo bene. Per riuscirvi, nel tempo ho fatto un po’ di selezione tra le varie possibilità che si offrono oggi a una guida… Ho rinunciato all’alpinismo su ghiaccio perché ormai il ghiaccio scarseggia; ho rinunciato al torrentismo perché ci si bagna: nel Soccorso Alpino mi dimenticavo le manovre; i lavori in esposizione sono troppo pericolosi; istruire il prossimo sui lavori in esposizione è troppo e basta. Non lavorerò mai per una scuola guide straniera, mi sentirei un emigrato; non mi piace l’eliski, disturba la fauna; il freeride è una bufala perché la neve fresca finisce subito; lavorare con i bambini è bello ma molto impegnativo.

Verso nuovi pianeti

Gli scienziati concordano: quando le condizioni ambientali cambiano, gli organismi troppo specializzati sono destinati a soccombere, incapaci di adattarsi. Così ora un po’ di nodi vengono al pettine… in primis non sono più giovinetto e la concorrenza delle nuove guide si fa incalzante; sono riuscito solo in parte a limare gli spigoli del mio carattere per il quale sono conosciuto come “il catif” e poi ci si mette pure il covid. Non so se riuscirò a cambiare le mie abitudini e a questo punto sto seriamente pensando alla nuova frontiera per una guida alpina: Marte!

vannuccini
Mountain Guide

MOUNTAIN EXPERIENCE
di Vannuccini Mario

Via IV Novembre, 27
23100 Sondrio (SO)

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